Kuna

Previous Image
Next Image

info heading

info content


La popolazione Kuna si compone di circa 60.000 abitanti. La maggior parte vive nell’arcipelago di San Blas, mentre una minoranza vive nella foresta tropicale umida lungo i fiumi Chucunaque, Bayano e Tuira nella Provincia del Darién.I Kuna che vivono nel Darien si dedicano principalmente all’agricoltura di sussistenza e alla caccia, attività praticate solo dagli uomini. In alcune occasioni si dedicano anche alla pesca fluviale, attività cui partecipano sia uomini che donne. Nel Bayano le donne usano l’amo mentre gli uomini l’arpione.

I Kuna di Panama

I Kuna che vivono nell’area insulare si dedicano principalmente alla pesca che costituisce il fondamento del loro regime alimentare. La loro struttura familiare si fonda sul matrimonio monogamico in cui vige il concetto di società matriarcale.

Le abitazioni

Le abitazioni generalmente sono costituite da una capanna di paglia e canne, in cui la mobilia è scarsa, e per dormire, vengono usate le amache.

Le case di solito sono costruite su terreni piani sopra terreni sabbiosi. Sono costituite da una stanza grande che funge da camera da letto e si chiama Nega Tumat (casa grande) e da un’altra stanza dove vengono sbrigate le faccende domestiche e che funge anche da cucina (chiamata Soenga o casa de fuego).

L’Ina-Nega (casa de la chicha) è la costruzione comunale che viene utilizzata per le feste e le varie cerimonie, mentre esiste un edificio a parte per le riunioni del congresso.

Organizzazione

Politicamente il governo panamense riconosce le autorità dei Kuna. Infatti nel 1938 venne creata la la Comarca di San Blas o Comarca Kuna Yala. Mentre nel 1953 venne approvata la Carta Organica Kuna che stabilisce le autorità della Comarca.

L’autorità più importante in ambito politico è il Consiglio Generale Kuna, cui partecipano i tre Sáhilas Generales o principali, el Intendente o rappresentante del governo panamense, i Sáhila di ogni isola, i rappresentanti di ogni comunità e tutti i kuna che vogliano assistere. In queste riunioni ogni questione economica, educativa e sanitaria che riguarda la comarca viene votata democraticamente.

Esistono poi dei Congressi Locali in ogni villaggio, diretti dai rispettivi Sáhila. Questi vengono indetti per lo meno due volte a settimana, ed ogni adulto (uomo o donna) è obbligato a parteciparvi. Si discute dei problemi della comunità ma anche di questioni familiari.

Cultura

Per quanto riguarda le tradizioni kuna, questa popolazione anima le feste utilizzando strumenti musicali auto-costruiti come il nasisi (maracas) e il flauto.

Donne Kuna

Tra le feste più rappresentative della cultura kuna ci sono il Ico-Inna (Festa dell’ago) in cui viene celebrata la perforazione del setto nasale della bambina. È una festa familiare in cui, in un primo momento, la persona incaricata di effettuare la perforazione, effettua una chirurgia alla narice, cui viene collocato un filo imbevuto in olio di cocco per evitare le infezioni. Poi, dopo qualche giorni, viene collocato un anello che viene cambiato quando la bambina cresce.

La festa del Inna-Suit (Taglio dei Capelli) è il momento in cui viene dato un nome alla bambina, mentre il Kantule recita un canto tradizionale chiamato dislaigala (canzone delle forbici).

La festa del Inna-Muustiki (festa dell’inizio della pubertà) celebra l’arrivo della prima mestruazione della ragazza, che diventa donna e pronta per la maternità. Durante il periodo della mestruazione, la ragazza resta in casa e le donne della comunità la lavano con acqua di fiume. In questi giorni, solo la madre e le donne che la lavano, possono avere contatti con la ragazza.

La cerimonia nuziale avviene quando il ragazzo si trasferisce nella casa della futura sposa, mentre è accompagnato da un gruppo di giovani che cantano canzoni allusive al suo prossimo stato di sposato. A casa della sposa, lo sposo è seduto su un’amaca accanto alla moglie.

Durante il rituale, che dura circa 4 o 5 giorni, il suocero sottomette il marito a numerose prove allo scopo di verificare la sua capacità ad affrontare la vita matrimoniale. Infine deve provvedere al taglio della legna per dimostrare la sua forza fisica. Beve una bevanda a base de banana chiamata “chucula”, torna a casa della famiglia per prendere le sue cose e si trasferisce nella nuova casa.

Un aspetto importantissimo della cultura Kuna è la preparazione delle molas, il vestito che usano le donne. Consistono in disegni geometrici, antropomorfi, mitologici, zoomorfi e della vita quotidiana.

Fonte:

https://www.panamaviaggi.com/info-panama/popolazione/popoli-indigeni/i-kuna/
___________________________________________________________________________

Storia, Panama

Panamá è uno Stato dell’America centrale, situato nella parte più stretta della regione istmica.

Confina a nord con il Mar delle Antille, a est con la Colombia, a sud con l’Oceano Pacifico, a ovest e nordovest con la Costa Rica.

Panamá è una repubblica presidenziale, l’attuale capo di Stato e del governo è Juan Carlos Varella.

La lingua ufficiale è lo spagnolo, nelle province di Bocas del Toro e di Colón si parla anche il wari wari, un miscuglio d’inglese e spagnolo tipico dei paesi Caraibici. Nelle comarche indigene di Emberá-Wounaan, Kuna Yala e Ngöbe-Buglé si parlano le lingue indigene.

Storia

Le coste del Panamá furono esplorate per la prima volta da Cristoforo Colombo nel 1502 quando, nel corso del suo quarto viaggio, il navigatore si trovava alla ricerca di un passaggio che mettesse in comunicazione l’Oceano Atlantico con l’Oceano Pacifico (che lui riteneva essere l’Oceano Indiano). Colombo ebbe netta la sensazione di trovarsi vicino ad un istmo anche perché gli indigeni confermavano che al di là, oltre le montagne, c’era mare. Tuttavia, fu solo undici anni dopo che Vasco Nuñez de Balboa riuscì ad attraversare a piedi l’istmo, avvistando l’Oceano Pacifico (un monumento in ricordo dello scopritore si trova a Panamá su Avenida Balboa). Successivamente, la regione divenne una colonia dell’Impero spagnolo.

___________________________________________________________________________ Read more »

Caraibi incontaminati

 

Isolotto

Isolotto

Il Belize confina a nord con il Messico (con lo stato del Quintana Roo), a ovest con il Guatemala e a est è lambito dal Mar dei Caraibi.
E’ uno dei Paesi con il più alto tasso di biodiversità grazie alla conservazione delle sue risorse naturali.
Oltre il  90% del territorio è ancora ricoperto da foreste incontaminate.
La barriera corallina del Belize è una tra le più ricche dei Caraibi, è anche la più grande dell’emisfero boreale, seconda in tutto il mondo solo alla Grande Barriera australiana, dichiarata Patrimonio Mondiale dall’Unesco. Circa 300 chilometri di barriera difronte alle coste belizegne.

Una delle principale attrazione del Paese sono le isole coralline. Le più note sono Caye Caulker, dove si possono trovare soluzioni economiche, e Ambergris Caye.
L’isolotto di Caye Caulker, a circa trenta chilometri da Belize City, è stato diviso in due dall’uragano Hattie, nel 1961: da una parte il centro abitato dall’altro una foresta di mangrovie. Poco distante dalle sue coste si snocciola una porzione di barriera corallina da non perdere.
Ambergris Caye è la più grande e la più conosciuta dal turismo internazionale, raggiungibile anche dal Messico. Principale centro è la colorata cittadina di San Pedro. Qui gli amanti del divig e dello snorkeling potranno vivere esperienze uniche: da Ambergris  si possono fare escursioni al Blue Hole (Buco Blu, ovvero una cavità di circa mezzo chilometro di diametro che si apre sulla barriera corallina), Half Moon Caye e Turneffe Island, un atollo mozzafiato.
Un vero paradiso per diver e snorkeler è lo splendido Southwater Caye Marine Park, però visitarlo significa essere pronti ad un salasso, non sono  isole economiche.

Ma il Belize non è solo mare, ci sono antichi siti maya non ancora portati alla luce e restaurati, sicuramente meno spettacolari di quelli messicani, ma con scenari davvero suggestivi. A circa tre ore di autobus da Belize City, c’è San Ignacio, una cittadina vicino al Guatemala, da dove poter visitare siti come Xunantunich e Caracol.

VOLI LOW COST: meglio un volo per Cancun, o Mexico City, per poi raggiungere via bus Chetumal, città messicana al confine col Belize, qui bisogna cambiare linea e prendere un bus della Premier Lines del Belize

TRAGHETTI per Caye Caulker e Ambergris Caye: Water Taxi Association e Thunderbolt Travels
QUANDO ANDARE: il periodo delle piogge va da maggio a novembre, il periodo migliore va da febbraio a maggio. Ma anche in agosto il Paese viene visitato da tutto il mondo, non oltre il mese d’agosto dato che il rischio di uragani aumenta.
BUDGET: da sfatare che il Belize è super costoso, ci sono soluzioni alla portata di tutti con sistemazioni in guest house a circa 30 euro a notte per una doppia. E per gli spostamenti, basta usare gli autobus locali oppure i voli interni utilizzando o Maya Island Air oppure Tropic Air.

Fonte:

http://siviaggia.it/varie/foto/belize/667/attachment/16147/
___________________________________________________________________________

Lo sapevi che…

 

…El Salvador e l’Honduras si dichiararono guerra per una partita di calcio?
guerra-del-calcio-624x460

Pochi sanno che molti anni fa, nel 1969, scoppiò una guerra tra El Salvador e Honduras a causa… di una partita di calcio! La breve guerra (in spagnolo “Guerra del Fútbol“; nota anche come “Guerra delle cento ore“, in spagnolo “Guerra de las Cien Horas“, o “Guerra del pallone“), durò appena 4 giorni, e terminò solo grazie all’intervento dell‘Organizzazione degli Stati Americani (OSA). Il nome del conflitto venne dato dal giornalista e scrittore polacco Ryszard Kapuściński.

In realtà i rapporti tra i due stati erano già tesi da diversi anni, e l’occasione della partita di calcio fu solo la goccia che fece traboccare il vaso. Entrambi i Paesi, guidati all’epoca del conflitto da dittature appoggiate dagli USA e da grandi latifondisti locali, si erano ripetutamente trovati nel corso degli anni di fronte a diversi problemi: conflitti sui confini, per il mercato, sulla politica economica. La crescita economica e demografica di El Salvador portò diversi contadini disoccupati ad emigrare in massa in Honduras, dove le condizioni di vita erano decisamente peggiori; così il massiccio esodo di salvadoregni in Honduras non fu ben accolto dal locale ceto agricolo

Gli oltre 300.000 salvadoregni giunti in Honduras furono, a seguito di diverse proteste, privati delle proprie case e dei propri campi e rispediti in Salvador, dove non avevano più nulla. Il governo salvadoregno tentò in ogni modo di convincere il governo honduregno a tornare sulla propria decisione, specie in vista dell’estrema difficoltà di reinserire i profughi nella madrepatria, ma non ci fu nulla da fare. La situazione era dunque tesissima, quando le due squadre di calcio dei rispettivi paesi stavano per affrontarsi nella semifinale della zona Concacaf per le qualificazioni ai Mondiali di Messico 1970.

L’ingente dispiegamento di polizia non riuscì a bloccare quelli che, da semplici tafferugli, si tramutarono in una sorta di guerriglia urbana già dentro lo stadio. Si aprirono così le ostilità, che durarono per circa 100 ore, ovvero 4 giorni. Il bilancio della guerra fu molto sanguinoso: ben 5700 morti. In seguito, I rapporti tra i due Paesi rimasero effettivamente difficili fino alla firma di un trattato di pace avvenuta il 30 ottobre 1980.

Fonte:

http://www.curiosone.tv/guerra-calcio-salvador-honduras-41856/
___________________________________________________________________________

Tracce di una civiltà senza nome

I resti di un’antica civiltà precolombiana sono stati rinvenuti nella foresta della Mosquitia: potrebbe trattarsi della leggendaria Città Bianca, della quale finora non era mai stata trovata traccia.

di Davide Decaroli

Antiche leggende del Centro America raccontano della Ciudad Blanca (Città Bianca), qualche volta chiamata Città del Dio Scimmia, nascosta da qualche parte in Honduras, nella regione della Mosquitia, la più grande foresta pluviale a nord dell’Amazzonia. Le leggende sono però adesso qualcosa di più che racconti tramandati di generazione in generazione: una spedizione guidata da Chris Fisher, antropologo della Colorado State University, ha infatti trovato i resti di una misteriosa civiltà proprio nella Mosquitia.

Nascosta nella foresta. Come di consueto nel caso di importanti ritrovamenti, l’esatta posizione del sito archeologico è top secret, per evitare saccheggi. Ciò che trapela dal dipartimento di antropologia dell’università è che si tratta di una delle aree più inaccessibili e incontaminate del Centro America, sul versante orientale dell’Honduras. Dell’antica città sono venuti alla luce finora pochi frammenti: il team di ricerca, composto da archeologi honduregni oltre che statunitensi, ha trovato blocchi di pietra, apparentemente tagliati a mano, e 52 oggetti parzialmente sotterrati che sono, forse, indizio di un rituale. Gli studiosi confidano di fare ulteriori scoperte scavando più in profondità.

Statuette di epoca Maya: sono comuni le rappresentazioni di figure umane che indossano copricapo simili a caschi.

Statuette di epoca Maya: sono comuni le rappresentazioni di figure umane che indossano copricapo simili a caschi.

Tra i reperti più interessanti c’è quello che è stato battezzato il giaguaro mannaro: «Una figura che sembra indossare una specie di casco», commenta Fisher, che potrebbe rappresentare uno sciamano in stato di trance nel mondo degli spiriti.

600 anni da soli. Della Città Bianca parlò il conquistador Hernàn Cortés nelle sue scorribande cinquecentesche e forse la sorvolò anche Charles Lindbergh nel 1927, ma nessuno la trovò mai, perciò la sua esistenza è finora rimasta confinata nella mitologia. Oggi si stima che l’ignota civiltà precolombiana, cui gli studiosi non hanno ancora dato un nome, abbia prosperato nella Mosquitia dal 1000 d.C. al 1400, per poi scomparire per cause ancora da chiarire. L’isolamento della città è stato tale che, secondo Fischer e i suoi colleghi, dall’epoca dell’abbandono (circa 600 anni fa), nessuno ci ha mai messo più piede. Questa tesi è supportata anche dalla straordinaria diversità biologica che caratterizza l’intera zona e dal fatto che molti animali hanno dimostrato, con il loro comportamento curioso e disinvolto, di non aver mai visto prima un essere umano.

Archeologia con il LIDAR. Lo straordinario ritrovamento non è il frutto di una caccia alla cieca o di un evento fortunoso. Il primo indizio risale al 2012, durante una ricognizione aerea di una valle a forma di cratere della Mosquitia, e sulla base di quello gli sforzi dei documentaristi Steve Elkins e Bill Benenson hanno poi permesso di localizzare il sito. Grazie alla collaborazione con il Center for Airborne Laser Mapping della University of Houston, che ha contribuito alle ricerche con la tecnologia Lidar (Laser Imaging Detection and Ranging, la stessa usata da Google per Street View), è stato possibile mappare la foresta pluviale e identificare i segni lasciati dalla civiltà scomparsa, come le tracce di un intervento umano sulle sponde del fiume e le cicatrici lasciate sul terreno da antichi edifici.

Un esempio di mappatura del terreno con il LIDAR, tecnologia usata in molti ambiti, dalle prospezioni idrogeologiche alle ricerche archeologiche.

Un esempio di mappatura del terreno con il LIDAR, tecnologia usata in molti ambiti, dalle prospezioni idrogeologiche alle ricerche archeologiche.

La spedizione ha poi confermato le interpretazioni avanzate sulle immagini Lidar. Il lavoro dei ricercatori è però solo agli inizi. La Città Bianca, se di questa si tratta, potrebbe rivelare una verità ancora più grande: secondo gli studiosi potrebbe infattii trattarsi solo del primo di una serie di insediamenti perduti, che dimostrerebbero l’esistenza di una grande civiltà che ha presidiato il territorio del Centro America a est dei Maya, rimasta finora sconosciuta per cause ancora tutte da capire.

 

Fonte:

http://www.focus.it/cultura/mistero/archeologia-civilta-scomparse-mistero-in-honduras
___________________________________________________________________________

    • Powered by WordPress | Designed by: seo services | Thanks to seo company, web designer and internet marketing company
      Translate »
      Torna su