Panama, vince la classifica dei paesi piú felici

Lo rivela una ricerca del Well-Being Index, della Gallup Healthways, che propone uno studio del 2014.

Panama City

Panama City

Sorpasso. Ebbene si, Panama ha sorpassato il Costa Rica, confermado il trend degli ultimi anni. Per chi ricerca la felicitá, il luogo giusto é il Centro America.

Quindi, il Pese piú felice del mondo? Panama, abbiamo detto. Ma non solo. Al secondo posto Costa Rica, al terzo Porto Rico, quinto Belize, sesto Cile, ottavo Guatemala e decimo il Messico. Una classifica dove il Centro-Sud  America la fa indubbiamente da padrone. Della vecchia Europa, in classifica si trovano la Svizzera al quarto posto, settima la Danimarca e nona l´Austria. Italia non pervenuta.

Come possiamo interpretare i risultati che la ricerca ci mostra? Senza dubbio possiamo afferma che il mix di spiagge, sole, musica, frutta ed esotismo, sicuramente aiuta. E non ci pare nemmeno cosí strano, sinceramente.

In ogni caso, la ricerca Gallup ha coinvolto circa 146mila persone, in 145 paesi, ed ha considerato fattori come la situazione finanziaria, il coinvolgimento delle persone, la salute e le relazioni.

Fonte:

http://caribejobsandlife.com/index.php/news/panama/19-panama-vince-la-classifica-dei-paesi-piu-felici

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Belize, piramide Maya demolita per errore

2300 anni di storia finiti sotto le ruspe: un’impresa costruttrice ha raso al suolo il luogo di culto del complesso archeologico di Noh Mul, una cittadella Maya sopravvissuta fino ad oggi.

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Solo la parte centrale del nucleo della piramide è rimasta in piedi: tutto il resto è finito sotto ruspe e bulldozer.
È sopravvissuta a oltre 2 mila anni di incuria e intemperie per crollare miseramente sotto le ruspe di una compagnia costruttrice: una piramide Maya eretta in Belize 2300 anni fa, è stata abbattuta per sbaglio da un’impresa locale impegnata nei lavori di ristrutturazione di alcune strade.

L’edificio, che fungeva da luogo di culto per il complesso archeologico di Noh Mul (“collina grande” per i Maya) è stato abbattuto dagli operai che cercavano nuova ghiaia per riempire il selciato. Solo il nucleo centrale della piramide è rimasto in piedi, come testimoniano queste foto scattate da un reporter del posto.Gli archeologi sono stati avvertiti dell’enorme danno solo la settimana scorsa. E a quanto pare non è il primo episodio di questo tipo nel paese, ricco di patrimoni storici di inestimabile valore che finiscono sacrificati alla costruzione di arterie del traffico. «È incredibile che qualcuno abbia avuto il fegato di distruggere questo edificio» ha detto intervistato da una TV locale John Morris, studioso del Belizean Institute of Archaeology, «era impossibile non notare che queste sono vestigia Maya».

La piramide sorgeva su un terreno privato, ma tutte le strutture di valore storico-archeologico rientrano automaticamente sotto la legislazione per i beni culturali del governo Belize. Le accuse che saranno rivolte agli autori dello sfregio si prospettano di stampo criminale.
Una delle ruspe della compagnia ferma contro il nucleo centrale di arenaria di una camera della piramide. La costruzione sorgeva al centro di un grande complesso archeologico precolombiano ed è difficile che l’impresa autrice del danno non ne fosse al corrente.

Fonte:

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Cucina Latina: il Gallo Pinto della Costa Rica, la colazione dei campioni

In Costa Rica il gallo pinto viene servito con una salsa particolare, la cui ricetta è rimasta segreta e inimitabile per oltre un secolo (foto: la rete)

Riso bianco e fagioli rossi o neri: per quanto possa sembrare inusuale è questa la colazione tipica di buona parte del Centro America, spesso accompagnata da platano fritto, latte di cocco o salse a base di pomodoro, carne e peperoncino. Il suo nome può variare a seconda delle tradizioni: pispiote in Messico, casamiento – o “matrimonio” – in Honduras e Guatemala, rice and beans in Giamaica e Porto Rico fino al suggestivo moros y cristianos di Cuba e al gallo pinto di Costa Rica e Nicaragua, dove il creativo immaginario popolare ha intravisto in un piatto umile ed essenziale un allegro frullare di piume colorate.

“Ho un nuovo gallo rosso, troppo pigro per cantare prima che faccia giorno” cantava il bluesman Willie Dixon, di Chicago ma nero come gli africani che per secoli approdarono alla costa atlantica del Nuovo Mondo per vivere e lavorare in catene e cibarsi di due alimenti soltanto, i fagioli, autoctoni, e il riso, introdotto nel secolo XVI.

In America, e nello specifico ai Caraibi, il gallo c’era arrivato insieme a Cristoforo Colombo, in una delle spedizioni che nel tentativo di raggiungere le “Indie” lo avevano portato a toccare la Costa Rica (1502), e da allora ci è rimasto, spesso adorato per la sua combattività.

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Simboli Nazionali – Belize

 

  • Orchidea nera

    Orchidea Nera

    Orchidea Nera

L’orchidea nera aveva un significato speciale nelle favole poiché la sua esistenza era considerata un segreto e lo è rimasto per molto tempo. Nel parco naturale di Kozjansko si possono trovare addirittura quaranta specie di orchidee, tra le quali quella nera è la più bella e più preziosa. Alcuni ammirano la sua somiglianza con farfalle, alcuni sentono il sussuro delle storie di amanti dall’antichità, e gli altri ancora sono incantati soltanto guardandola.
L’ orchidea nera o Maxillaria Schunkeana, trova le sue origini in Brasile nella foresta pluviale, ha un colore viola, talmente scuro che sembra nero.
Questo è un argomento di quelli che ti affascinano perché sta sempre a metà strada fra la realtà ed il mito.
Nota con il nome popolare di “orchidea nera” è anche la Coelogyne pandurata, per la verità i fiori di questa orchidea, di nero hanno solamente alcune protuberanze sul labello. Da qualche tempo nelle nostre collezioni si incontra una specie del genere Maxillaria che impressiona enormemente per il colore verosimilmente nero dei suoi fiori è la Maxillaria schunkeana, l’ennesima orchidea nera. In realtá Definite come “orchidee nere” ce ne sono di moltissimi tipi che nascono in luoghi sperduti, ma poche hanno il vero colore nero.

  • Mogano

    Albero Nazionale

    Albero Nazionale

L’albero nazionale del Belize è il mogano (Swietenia macrophylla), uno dei magnifici giganti della foresta pluviale belizana. Il suo tronco è dritto e alto più di 30 m, e la sua folta chioma verdeggiante spicca al di sopra degli alberi che lo circondano. Nei primi mesi dell’anno, quando cadono le foglie e appaiono i primi germogli color rosso-brunastro il mogano può essere individuato anche a grande distanza. I suoi fiori sono piccoli e biancastri e danno vita a frutti scuri, a forma di pera, lunghi circa 15 cm. Quando i frutti sono maturi si spaccano in cinque valve in modo da liberare i semi dotati di ali che vengono trasportati dal vento. Una volta caduti sul terreno ombreggiato e protetto della foresta germogliano e iniziano un nuovo ciclo vitale. La maturazione del mogano va dai 60 agli 80 anni. Dalla metà del XVII secolo i coloni inglesi iniziarono a sfruttare la foresta di mogano belizana. All’inizio veniva esportato nel Regno Unito sotto forma di tronchi quadrati, oggi invece si tratta di pezzi di legname. Il motto nazionale Sub Umbra Floreo significa “fiorisco all’ombra” (del mogano).

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La Santeria cubana

La santeria (santería secondo la grafia spagnola) nasce dal sincretismo di elementi della religione cattolica con altri della religione tradizionale yoruba, praticata dagli schiavi africani e dai loro discendenti a Cuba, in Brasile, Porto Rico, Repubblica Dominicana, Panamá e anche in luoghi con molti immigrati latinoamericani negli Stati Uniti (come Florida, New York e California).

Attrezzi Santeri

Attrezzi Santeri

Il termine “santeria” è stato coniato dagli spagnoli per denigrare quella che a loro pareva un’eccessiva devozione ai santi da parte dei loro schiavi, che andavano in questo modo a non comprendere il ruolo principale di Dio nella religione cattolica. Questo atteggiamento nacque da una costrizione imposta loro dagli schiavisti: la proibizione tassativa, pena la morte, di praticare le proprie religioni animiste, portate con loro dall’Africa occidentale, li costrinse a trovare una soluzione per aggirare questo divieto e cioè di celare, nel vero senso della parola, dietro l’iconografia cattolica i loro Dei, così da essere liberi di adorarli senza incorrere nella crudeltà dell’oppressore. In tal modo i dominatori spagnoli pensarono che gli schiavi, da buoni cristiani, stessero pregando i santi, quando in realtà stavano di fatto conservando le loro fedi tradizionali.

“Santeria” è un termine dispregiativo inventato dai bianchi colonialisti cattolici spagnoli. Invece i santeri praticanti cubani (sia bianchi che neri che mulatti) preferiscono utilizzare altri termini ufficiali come Lukumi o ancor meglio Regla de Ocha.

A Santero priest prays during an African-Cuban religious Santeria ceremony in honor of slaves rebelliousness, as part of the 30th Caribbean Festival in Loma del Cimarron, El Cobre, Cuba, Wednesday, July 7, 2010. The annual cultural event, that is dedicated to the Caribbean island of Curacao and the Brazilian state of Pernambuco, features religious ceremonies, street shows, concerts, conferences and art exhibits. (AP Photo/Javier Galeano)

A Santero priest prays during an African-Cuban religious Santeria ceremony

Conosciuta anche come “Regla de Ocha”, la Santeria è la più importante religione di origine africana trasportata a Cuba dagli schiavi di quel continente, mescolatisi in seguito nell’isola (il sincretismo) e praticata fino ai giorni nostri da un gran numero di fedeli al punto di essersi convertita in una rilevante componente culturale dell’identità nazionale cubana. QUesto culto è originale dell’Africa equatoriale, più precisamente della regione compresa tra l’antico regno del Dahomey. Togo, Benin e il sud-ovest della Nigeria, dove vissero numerose tribù che avevano come idioma comune il “yoruba”. Oltre alla lingua, queste tribù dividevano tra loro molti tratti culturali e molte credenze religiose, specialmente quella per gli “orisha” che erano riconosciuti da tutte le tribù della regione.

Con l’intensa tratta degli schiavi, che si svolse dal secolo XVI al secolo XIX per il lavoro nelle centrali di produzione dello zucchero, arrivano a Cuba questi negri yoruba d’Africa che riuscirono a conservare vive le proprie credenze religiose grazie alla resistenza opposta nei confronti dei loro padroni e all’abile identificazione degli “orisha” con i santi della religione cattolica a partire da alcune caratteristiche comuni (si fonde così, ad esempio, l’immagine di Santa Barbara con l’orisha Changò, signore del fuoco e del fulmine, dio della guerra; o quella di San Lazzaro con Babalù Ayè, anch’egli divinità dei lebbrosi e delle malattie della pelle).

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